
Era il 30 novembre 1979 quando i Pink Floyd fecero la storia realizzando un album che rimarrà per sempre tra le opere migliori mai realizzate. Stiamo parlando di The Wall, un concept album che vendette ben mezzo milione di copie a solo un mese dalla sua uscita.
L’album, della durata di 81 minuti e 9 secondi, è diviso in due parti e contiene alcuni dei singoli più famosi della band inglese: da Another Brick in The Wall a Hey You fino a Comfortably Numb.
I temi centrali di quest’opera sono essenzialmente l’abbandono e l’isolamento. Il muro rappresenta la distanza tra rockstar e pubblico, ma anche, più in generale, tra le persone. Roger Waters elaborò l’idea dopo un brutto episodio con un fan, avvenuto nel tour di “Animals” durante la canzone “In The Flesh”. In quell’occasione un gruppo di spettatori in prima fila irritò Waters con le loro urla a tal punto che il bassista arrivò a sputare addosso ad uno di loro.
Da molti è stato interpretato come il manifesto della rivoluzione studentesca, in realtà quest’opera rock è incentrata sulla storia di un personaggio fittizio: una rockstar di nome Pink che, a causa di una serie di traumi psicologici, arriva a costruirsi un “muro” mentale attorno ai propri sentimenti dietro al quale si isola. I disagi, soprattutto infantili, che portano Pink a questa scelta drammatica sono la morte del padre verso la fine della seconda guerra mondiale, la madre iperprotettiva, gli insegnanti scolastici eccessivamente autoritari ed avvezzi alle punizioni corporali e i tradimenti della moglie.