23 Blowin’ In The Wind

Blowin’ in the Wind è una famosa canzone di contenuto pacifista scritta da Bob Dylan nel 1962 e pubblicata la prima volta l’anno successivo nell’album The Freewheelin’ Bob Dylan.
L’unica canzone composta (e cantata) da un Premio Nobel, “Blowin’ in the wind” è più di una canzone: è un simbolo, un manifesto degli ideali degli anni ’60, un inno alla pace e alla fratellanza, e certamente una delle canzoni più importanti e significative dell’intera storia della musica popolare (qui le etichette pop, rock o folk smettono di avere un senso).
Nel pomeriggio del 16 aprile 1962, Robert Allen Zimmerman (in arte Bob Dylan), in una stanza posteriore di una coffee house del Greenwich Village compone la canzone in circa dieci minuti, aggiungendo un testo alla melodia di una vecchia canzone degli schiavi intitolata “No More Auction Block“, che ebbe origine in Canada e che veniva cantata da ex-schiavi liberati dopo l’abolizione della schiavitù in Gran Bretagna nel 1833. Dylan stesso, del resto, non ha mai negato la sua ispirazione. La sera stessa Dylan si esibisce al Gerde’s Folk City, e presenta la nuova canzone, che nella sua prima stesura aveva solamente due strofe. Poco tempo dopo questa performance, egli aggiunse gli altri versi alla canzone.
Tre semplici strofe sono in questo caso sufficienti al compositore-poeta per interrogarsi su tematiche sociali ed esistenziali. In particolare, al centro della sua visionaria poeticità sono il senso della condizione umana e l’incapacità dell’uomo di ripudiare in maniera definitiva e totale ogni tipo di guerra. Nel ritornello – rivolto metaforicamente a un ipotetico amico, nel quale si potrebbe identificare l’intera umanità – viene data una risposta che lascia uno spiraglio all’ottimismo: una risposta che c’è, e a portarla basterà un soffio di vento.
È senza dubbio la canzone di Dylan che ha avuto in assoluto più cover, tra cui quelle di Joan Baez, Hollies, Dolly Parton, Supremes, Duke Ellington, Neil Young, Bruce Springsteen, Stevie Wonder, Dionne Warwick e addirittura, in Italia, Luigi Tenco. Nel 2004, la rivista Rolling Stone ha inserito il brano alla posizione numero 14 nella lista delle “500 Greatest Songs of All Time”

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